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15/02/2018

SAID - e il tesoro del deserto

«Hai trovato qualcosa che ci aiuta a continuare la nostra storia?» domandò lo straniero al ragazzo.
«No» rispose Abouli. «Ma come fai a sapere che a questo punto succede qualcosa di decisivo?»
«È una regola, quando s'inventano storie» disse Suleiman. È come tessere un tappeto. Se usi lo stesso filo troppo a lungo diventa noioso, allora bisogna lasciarlo e riprenderlo più avanti».
Abouli lo guardava senza capire.
«Funziona così» spiegò Suleiman «se incominci con un filo rosso in basso a destra, a un certo punto il rosso deve ricomparire a sinistra, altrimenti il disegno non è equilibrato. Forse il tessitore decide di usare il rosso ancora una volta a destra e poi di nuovo a sinistra e di mettere un punto di rosso vicino al bordo in mezzo, poco prima finir ide il tappeto. Così fa con tutti gli altri colori. Solo se presta attenzione a questo, il suo lavoro è bilanciato e armonico».
« Ma che cosa c'entra con la storia di Said?» volle sapere Abouli.
«Tu trovi un personaggio, che nel nostro caso è Said: lui tiene unita la storia. Come l'ordito tiene insieme il tappeto. I colori e il disegno, che possono cambiare secondo l'umore del tessitore, si creano con i fili della trama, che s'intrecciano in perpendicolare a quelli dell'ordito. Nella storia di Said uno di questi disegni è la coperta che Achmed gli avrebbe regalato se fosse stato la peri. La coperta deve avere un posto importante nella nostra storia».
«E dopo?» domandò Abouli.
«Al dopo non siamo ancora arrivati».
«E quali altri disegni ci sono?».
«Lo specchio, la perla, l'oggetto lanciato dal jinn..»
«Vuoi dire il pezzo di legno con il labirinto?»
«Sì. Tornano tutti più volte e hanno il loro significato»
«E adesso pensi sia ora di cambiare colore nella nostra storia che tessiamo come un tappeto?»
«Proprio così»

… poi Suleiman domandò ad Abouli: «Incominci a capire quali sono le regole di una storia?».
«Di un tappeto, vuoi dire?» rispose il ragazzo ridendo.
«Puoi chiamarla anche così».
«Per quanto ti conosco,» proseguì il ragazzo «Aisha Khadija è solo un nuovo disegno nella tua storia, o del tuo tappeto, e a te serve qualcosa per continuare».
«È così» confermò l'hakayati. «Il nuovo colore, l'idea per far proseguir la storia devi trovarla tu. Bisogna che succeda un fatto che porti a un cambiamento, in modo che non diventi noiosa».
Abouli decise di guardarsi bene intorno per non farsi sfuggire quello che poteva essere utile alla storia. Gli venne però in mente ancora qualcosa.
… Non si era imbattuto in niente che potesse aiutare l'hakayati a continuare la storia…
«A volte, quando non sai come continuare a tessere il tappeto, non sai quale disegno o quale colore usare, devi guardare indietro e cercare tra le parti che hai già finito; un bel motivo può essere ripreso mille volte. È come la musica. Prima suoni una serie di note che formano una melodia, poi la ripeti con un tempo lento e triste, poi con uno vivace e allegro, e così via. Cerca di ricordare la melodia iniziale, il nostro primo disegno».
«… Uno scorpione è un cattivo presagio».
«Parli della nostra storia come se non fossi tu a scegliere come farla continuare» disse Abouli quando furono tornati vicino al fuoco.
«Siamo giunti a un punto in cui la storia prosegue da sé. D'ora in poi sono le cose che determinano il proprio corso e vengono da noi, senza che dobbiao cercarle».
«Questo significa che abbiamo vincolato il tappeto al suo disegno tanto da non aver più la possibilità di inserire nuovi colori e nuove forme?» domandò Khalid che ascoltava l'hakayati con interesse via via crescente, quando raccontava di Said.
«Proprio così».
«Com'è noioso, allora» bofonchiò l'Avvoltoio.
«Non è detto» ribatté Suleiman. «Per come abbiamo predisposto i disegni, possono nascondersi ancora molte sorprese. Lo scorpione, per esempio…»

Sigrid Heuck (Giunti Editore)

Categorie: MeditazioneTessile tappeti
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